“… e con la mano la fredda morte ed una tomba ignuda mostravi di lontano”. La citazione, strappata dal suo contesto ed avulsa da questo, sintetizza la visione che alla mia mente si forma riguardo al risultato del tecnocratico pensiero imperante ed alla base delle scelte della “formazione” utile. Purtroppo la tecnocrazia ha affascinato chi per propaganda o per convinzione voleva fornire qualcosa di immediato. Pur volendone dare una giustificazione contestuale, il tempismo è stato sbagliato, in quanto una simile impostazione avrebbe potutto funzionare nell’ambito delle condizioni economico-sociali di fine anni Ottanta, mostrando poi comunque tutti i suoi limiti. Proprio tali limiti avrebbero fornito la dimostrazione che la conoscenza, il sapere, la cultura non si formano con il qui ed ora o con la logica del breve termine. La stessa economia ne è stata vittima. Il prendere il sopravvento nell’economica politica dell’approccio matematico contro quello storico con una deriva ulteriore verso l’economia finanziaria tanto cara agli Americani; lo spopolare degli approcci tecnici e delle tecniche di gestione nell’economia aziendale ha generato uno scenario asfittico ed una deformazione del reale. Pertanto, non è una questione di “deformazione professionale” dell’autore dell’articolo richiamare l’approccio storico e l’Umanesimo ma una palese situazione di assenza di capacità critica che taluni (v. Rifkin) ci hanno invidiato e che, pur tecnicamente, hanno indicato come la chiave della forza della cultura italiana. L’Umanesimo di cui ci siamo vestiti nel senso letterale ed in quello concettuale e cioè come risultato nell’economia (moda, abbigliamento, tessuti, filati, architettura, urbanistica …) e come abito mentale ovvero conoscenza, cultura, sapere per generare il saper fare, lo abbiamo messo al confino anche se ci piace ammantarcene. L’Umanesimo si mantiene, si coltiva e si perpetua attraverso il saper fare intriso del saper essere ma la logica dell’utile funzionale, del qui e ora tendono a distruggere il saper essere rendendo monco o, peggio ancora, arrestando il processo. Non è strano che chi sente la cultura e l’essere alla sua base si accorga che qualcosa non funzioni. E’ giusto che un movimento si crei, ma dovrebbero soprattutto ridestarsi le coscienze della cultura italiana altrimenti dimostreranno che di cultura ne preservano e ne portano ben poca.
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