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Channel: Commenti a: ANGELO D’ORSI – A scuola è morto l’umanesimo
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Di: Nicola Ciccoli

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Concordo con Maria Cristina.

Se molte delle cose dette in quest’articolo sono condivisibile, resta la preoccupante sensazione di fondo che chi lo ha scritto identifichi cultura con sapere umanistico, spirito critico con storia. Dando per scontato che dalle Facoltà di Ingegneria ed Economia si esca pieni di teniche e sprovvisti di senso critico. Come se l’Analisi o la Fisica fossero discipline eminentemente “pratiche” e non già attività formative di quello spirito critico che, ahimé, ho visto assai spesso assente nei laureati vecchio ordinamento dei Corsi di Laurea di indirizzio artistico, letterario, storico, che non sapevano cogliere la differenza tra causa ed effetto, tra premessa e conseguenza, e le cui conoscenze scientifiche si fermavano a quelle del mondo greco (si fa per dire, perché degli Elementi di Euclide a malapena il nome).

E bisogna ricordare che se per tutti gli anni ‘80 in Italia si sono sfornati sociologi in numeri poderosi non era perché c’era un improvviso amore per la sociologia ma perché quella laurea era considerata la più facile tra tutte le lauree possibili e, al pari delle altre, dava accesso ai quadri intermedi della P.A. Cosa che oggi ci regala dipendenti pubblici tra i quali trovarne uno che sappia leggere un bilancio è una eccezione incredibile. Ah, per intenderci, però, sanno ben poco anche di Egittologia e Letteratura.

Favoleggiare di un’età dell’oro dell’umanesimo non ci aiuta. La sterzata utilitaristica c’è stata. E ha penalizzato anche quelle discipline tecniche e scientifiche di meno immediata spendibilità, generando obrobbri come mediocri corsi di alfabetizzazione informatica spacciati per formazione avanzata. Per invertire questo stato di cose non si può guardare indietro e non si può riproporre la divisione tra cultura e tecnica, abbastanza stantia. E bisogna anche riflettere ognuno sui propri errori.

A me, scienziato, l’ipertrofia degli iscritti ai corsi di laurea in materie umanistiche era evidente già 30 anni fa. E che lavoro hanno svolto questi corsi di laurea, se abbiamo un numero consistente di laureati in Lettere e una popolazione di lettori ridicola? E’ così illogico porsi questa domanda?

L’attacco all’uso della ragione c’è, ed è a tutto campo, anche dentro le facoltà scientifiche, dove mancano i tempi per un apprendimento profondo. Ma, personalmente, più della scomparsa della Sumerologia mi preoccupa il fatto che solo una percentuale trascurabile dei laureati italiana abbia una infarinatura anche solo vaga del contenuto della Teoria della Relatività, o della Meccanica Quantistica. Poi non stupiamoci di Ministri dell’Università che favoleggiano di un tunnel che collega Ginevra al Gran Sasso…


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